Il mio lavoro in pittura rappresenta una sintesi astratto-figurativa basata su due presupposti essenziali: la visione figurativa dell’immagine da un lato e la sua dimensione astratta dall’altro. La mia pittura si attarda così su una soglia binaria posta tra l’apparenza dell’immagine e la scomparsa dei suoi contorni in un’astrazione geometrica definita o indefinita.
Il processo creativo dei miei dipinti segue i principi della pittura a olio tradizionale. La stratificazione pittorica ottenuta con la sovrapposizione di trasparenze e veli luminosi avvolge il profilo morfologico dell’immagine non identificabile con precisione, sfuggendo ad ogni possibilità di essere riconosciuto.
Ciò che emerge dalle trasparenze del dipinto è dunque il mistero primordiale delle immagini che compaiono nello spazio evanescente del dipinto proprio al punto di rivelare qualcosa, ma tutt’altro che rivelatore. Ciò che conta davvero non è la cosa rivelata, ma il processo di rivelazione stesso. È il mistero della rivelazione a favorire il dialogo tra la dimensione figurativa e quella astratta dell’immagine, che invece di entrare in un rapporto conflittuale, restano sempre reciprocamente amplificate. Il processo di osservazione torna così, ancora una volta, ad analizzare e riaffermare l’essenzialità del dipinto: essere un fenomeno sensibile, percettivo.
Juan Eugenio Ochoa